Si fa sempre più urgente, anche a livello nazionale, con il coinvolgimento di più enti ed istituzioni, il dibattito su un tema che sta molto a cuore alle Acli nazionali e cuneesi: dare un futuro alle aree marginali e montane.
La nostra provincia è ricchissima di terre alte, che offrono, oltre ad uno spettacolo naturale straordinario, delle possibilità di sviluppo in grado di contrastare l’abbandono subito nei decenni del dopoguerra, con il trasferimento delle famiglie nella pianura, alla ricerca di lavoro nelle fabbriche e di possibilità di cambiamento dello status sociale, con il proseguimento degli studi per i figli, nelle scuole superiori o all’università.
Una scelta giustificabile per coloro che l’hanno fatta, viste le difficoltà che a quei tempi dovevano superare per rimanere a vivere in quelle zone, ma che, nella situazione attuale, con i cambiamenti e le opportunità offerte dallo sviluppo delle tecnologie a tutti i livelli e con l’evoluzione della mentalità e delle conoscenze, può essere ripensata.
A proposito dello sviluppo delle aree soggette a spopolamento, una “Lettera aperta al Governo e al Parlamento”, a conclusione dell’annuale convegno dei Vescovi delle Aree interne, è stata sottoscritta recentemente da circa 150 tra Cardinali, Arcivescovi, Vescovi e Abati, e consegnata all’Intergruppo Parlamentare “Sviluppo Sud, Isole e Aree Fragili”. Nel testo i vescovi si sono espressi chiaramente, chiedendo che venga “esplorata con realismo e senso del bene comune ogni ipotesi d’invertire l’attuale narrazione delle aree interne” e “di avviare un percorso plurale e condiviso in cui gli attori contribuiscano a costruire partecipazione e confronto, così da generare un ripopolamento delle idee ancor prima di quello demografico”.
I Vescovi chiedono inoltre che venga ribaltata la definizione delle aree interne: “da un’esclusiva visione quantitativa dello spazio e del tempo – in cui è ancora il concetto di lontananza centro-periferia a creare subalternità – a una narrazione che lasci emergere
una visione qualitativa delle storie, della cultura e della vita di certi luoghi: si favoriscano esperienze di rigenerazione coerenti con le originalità locali e in grado di rilanciare l’identità rispetto alla frammentazione sociale; s’incoraggi il controesodo con incentivi economici e riduzione delle imposte, soluzioni di smart working e co working, innovazione agricola, turismo sostenibile, valorizzazione dei beni culturali e paesaggistici, piani specifici di trasporto, recupero dei borghi abbandonati, co-housing, estensione della banda larga, servizi sanitari di comunità, telemedicina”.
Le Acli provinciali Cuneesi condividono pienamente l’analisi effettuata dai vescovi le loro richieste.
Da tempo hanno chiesto, per dare a chi vi abita o che potrebbe ripopolare queste terre, un’opportunità reale e concreta per un futuro meno incerto.
Come associazione propongono la creazione di “cantieri di lavoro”, progetti di riforestazione e di coltivazioni adatte all’ambiente territoriale cuneese, nelle zone meno curate o abbandonate e offrono la possibilità di mettere in rete tutti i servizi del Sistema Acli, per offrire una possibilità di lavoro e di inclusione a coloro che intendono realizzare il loro futuro nei nostri territori o di giovani e meno giovani in cerca di occupazione.
Le Acli possono fornire ai piccoli Comuni servizi in convenzione, e di formazione tramite la loro scuola professionale Enaip; inoltre possono offrire il “Servizio di facilitazione digitale”, uno strumento a sostegno di imprese, cittadini e terzo settore, che opera in sinergia con i Comuni, e il “Numero Verde Anziani 800-767-800”, attivato dalla Fondazione WELFARE IMPACT, affiliata Acli, per fornire un servizio gratuito di assistenza, ascolto e sostegno alla terza età. I giovani locali potrebbero effettuare il servizio civile presso i Comuni di residenza e mettere a disposizione dei Comuni stessi i servizi, a partire dal patronato al servizio fiscale, alla formazione. Coinvolte anche la Fap per i servizi agli anziani e “Colf e badanti” per il sostegno per le pratiche; il Centro turistico Acli per visite e conoscenza dei luoghi, oltre al Coordinamento donne per il recupero di antiche culture e lavorazioni e per la raccolta di storie di persone che hanno tanto da raccontare.
Lavorare insieme, Chiesa, associazioni ed enti, per dare un futuro a persone e territori che meritano più attenzione e hanno ancora tanto da offrire.