Niente sarà più come prima e questo lo sappiamo bene, ma vale la pena ripercorrere la strada fatta in questi mesi di difficoltà, per prenderne pienamente coscienza.
A questo proposito riportiamo una riflessione del professor Mario Tretola, vicepresidente regionale delle Acli e membro della presidenza provinciale dell’associazione.
“Le cose sono cambiate e bisogna cambiare alcuni stili di vita, alcuni modi di agire, perché siamo chiamati ad essere davvero migliori. Di fronte a situazioni terribili che ci sono state poste davanti agli occhi, abbiamo parlato di eroi per coloro che si sono messi al servizio degli altri, soprattutto dei più bisognosi, come ha detto anche Papa Francesco, con tono sommesso, commuovendo il mondo. Si tratta di ripensare la nostra economia, le nostre relazioni, di ripensare anche le Acli, in modo che la riflessione parta anche in casa nostra.
Le esperienze realizzate dai circoli in tutta la Regione ci permettono di capire che questo è un periodo straordinario e apre una fase straordinaria: le esperienze fatte diventano per noi delle idee, dei cantieri e dei progetti che possono dare una forma diversa alle Acli che guardano al futuro, un futuro che sia possibile, che sia sostenibile per tutta la società.
Già alcuni mesi prima dell’emergenza, in tempi non sospetti, parlavamo della criticità della situazione sociale; la globalizzazione aveva creato disordine generale e le relazioni tra le nazioni erano diventate difficili, si stava arrivando a una guerra frammentata, a pezzi. Ora abbiamo la certezza che occorre cambiare modo di interpretare il sociale, per evitare di trovarci in situazioni senza sbocco. Oggi, con la pandemia, le Acli si sono impegnate sui territori e stanno cercando di sperimentare una società inedita che veda anche il futuro per la nostra associazione che ha ormai 75 anni e che ha bisogno di fare un passo avanti. Questo passo avanti io penso che si possa fare con 3 attenzioni, con un comune denominatore che rappresenta i valori delle Acli.
Il primo elemento importante per costruire una società inedita è quello di prendere coscienza di questa situazione, dare una risposta di condivisione, come è stata espressa da tante realtà; il secondo elemento è quello della cura, cercando di smettere di confondere il valore con il prezzo: un uomo vale per quello che è non per quanto danaro ha. Infine il terzo elemento è il coraggio, che significa sostanzialmente impegnarsi perché tutti abbiano le stesse opportunità, tutti abbiano la possibilità di esprimere la loro vita in maniera generativa e creativa. Questo è l’impegno delle Acli in generale e delle Acli di Cuneo: in molti circoli le persone che fanno esperienza di Acli fanno anche esperienza di comunità, di creazione di relazioni sociali, quelle relazioni che ci sono mancate durante il distanziamento, ma che sono un modo di essere, un modo di vivere. Non siamo in guerra ma siamo in cura, dobbiamo curare le nostre relazioni, avere cura dell’altro e, di riflesso, avremo cura anche di noi. La cura ha bisogno di forza, di coraggio e tenacia. Sono artefici di cura tutti i medici, gli infermieri, il personale paramedico, ma lo sono anche i lavoratori e le lavoratrici e gli operatori sociali che si impegnano nel volontariato a favore dei poveri, dei senza fissa dimora, degli immigrati, degli emarginati, dei carcerati, delle vittime delle violenze domestiche e delle guerre.
Il futuro sarà segnato da quanto saremo capaci come persone, come Acli, come associazione, come esperienze che stanno nascendo e maturando, di vivere questi giorni difficili anticipando di fatto un altro mondo possibile. L’impegno è nel lavoro nei circoli a contatto con la gente, da cui troviamo l’energia e le indicazioni per quello che dobbiamo fare, ma lo dovremo fare con uno stile che ci caratterizzi e che dia veramente una risposta agli interrogativi che ci pone il domani”.
Riflessione di Mario Tretola, vicepresidente regionale e membro della presidenza provinciale Acli
Vivere questi giorni difficili anticipando un altro mondo possibile